Una patologia spesso silente, colpisce una donna su quattro e può essere trattata con successo grazie a farmaci e chirurgia.
Ne soffre una donna su quattro, per un totale di quasi 3 milioni di persone, solo nel nostro Paese.
Eppure, le donne sono ancora poco informate riguardo ai fibromi uterini. I sintomi sono spesso sottovalutati e si arriva tardi a una diagnosi precisa.
Che cosa sono?
Si tratta di tumori benigni che si formano nel tessuto muscolare dell'utero. Singoli o multipli, possono essere localizzati all'interno della cavità uterina, svilupparsi verso l'esterno o essere intrusi nello spessore della parete uterina.
Le dimensioni variano da quelle del seme di un frutto (pochi millimetri), fino a raggiungere la grandezza di un'anguria.
Sintomi spesso "silenti"
Nella maggior parte dei casi, i fibromi non provocano sintomi.
Tuttavia, alcune pazienti riferiscono la presenza di:
- sanguinamento abbondante durante la comparsa delle mestruazioni, che può essere talmente intenso da provocare carenza di ferro (anemia) o dolore
- senso di gonfiore nell'area pelvica, ovvero nella zona al di sotto dello stomaco
- rigonfiamento a livello del basso addome
- bisogno frequente di urinare
- dolore durante i rapporti sessuali
- dolore alla parte inferiore della schiena.
A volte possono comparire dolori intestinali, dovuti alla pressione del fibroma sull'intestino.
Così si effettua la diagnosi
I fibromi uterini possono essere diagnosticati mediante una visita ginecologica.
In alcuni casi, tuttavia, queste formazioni sono localizzate in aree difficili da osservare oppure sono di dimensioni molto ridotte.
È quindi raccomandabile eseguire un'ecografia trans vaginale, oppure, se suggerito dallo specialista, un'ecografia trans addominale, che permetterà di escludere o confermare con sicurezza la diagnosi.
Quali sono le cause
Non si conosce con certezza il motivo per cui queste formazioni si sviluppino. È probabile che esista una predisposizione genetica, ma ci sono anche ipotesi secondo cui l'esposizione a terapie ormonali potrebbe influenzarne la comparsa.
È stato infatti osservato che in presenza di elevati livelli di estrogeni e progesterone, ad esempio durante la gravidanza, i fibromi aumentano in dimensioni, mentre, al contrario, sembrano ridursi durante le fasi di bassi livelli ormonali, come si verifica durante la menopausa.
Terapia: chirurgia o farmaci?
Per le pazienti che non riportano sintomi non è necessario sottoporsi ad alcuna terapia: è sufficiente effettuare una visita ginecologica periodica (ogni 6-12 mesi) per controllare l'evoluzione dei fibromi.
Se i sintomi sono evidenti, invece, esistono tre possibilità di cura:
- terapia farmacologica
- chirurgia
- embolizzazione.
Terapia farmacologica
Possono essere utilizzati farmaci non ormonali (antiemorragici) oppure vari tipi di ormoni, che:
- agiscono riducendo i disturbi mestruali, ma non sono in grado di bloccare la crescita dei fibromi.
- hanno un’efficacia temporanea: in altre parole, una volta terminata la cura, i sintomi ricompaiono
- in alcuni casi hanno effetti collaterali che ne impediscono l’uso prolungato.
Per queste ragioni, la terapia farmacologica viene prescritta in casi particolari:
- donne vicine alla menopausa, che non desiderano sottoporsi a un intervento chirurgico
- per trattare un’eventuale anemia provocata dai fibromi, in attesa di un intervento chirurgico.
Chirurgia
Esistono diverse procedure chirurgiche, che vengono scelte in base a caratteristiche dei fibromi, come:
- grandezza
- numero
- localizzazione.
A seconda di queste caratteristiche, il chirurgo potrà consigliare alla paziente un intervento di natura conservativa, mediante l'esportazione di ogni singolo fibroma, oppure optare per un'isterectomia, che prevede l'asportazione di tutto l'utero.
Le tecniche chirurgiche utilizzate sono:
- tecnica laparoscopica: il medico opera facendo penetrare nella cavità addominale gli strumenti ottici e chirurgici attraverso tre piccole incisioni, una sotto l’ombelico e due nella parte bassa dell’addome.
- tecnica laparotomica: il medico opera “ ad addome aperto” attraverso un’incisione della parete addominale.
- tecniche vaginale e isteroscopica: il medico opera introducendo gli strumenti chirurgici attraverso la vagina.
Embolizzazione:"tagliare i viveri" ai fibromi
Si tratta di una tecnica radiologica, attraverso la quale si impedisce al fibroma di ricevere nutrimento mediante il flusso sanguigno.
In altre parole, si blocca l'arteria che trasporta il sangue al fibroma, impedendogli di essere nutrito e, quindi di crescere. In questo modo, si assiste a una progressiva riduzione del volume dei fibromi stessi, senza dover ricorrere all’intervento chirurgico.
Tuttavia, l'embolizzazione non può essere utilizzata per tutti i fibromi. Durante la fase di riassorbimento del fibroma, inoltre, può verificarsi la comparsa di dolore e perdite di sangue.